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Manifesto della Psicologia Estetica

 

 

LA PSICOLOGIA ESTETICA

 

Ambito di studio
La psicologia estetica è psicologia applicata allo studio del bisogno/desiderio di bellezza e si occupa del mondo percettivo ed espressivo di ogni individuo nell’intento di aiutare le persone a mostrarsi socialmente nel modo più congruo ed efficace possibile. La bellezza è, infatti, uno dei più profondi bisogni dell’anima umana e rappresenta per la mente una continua fonte di energia, ispirazione e orientamento delle funzioni psichiche. L’attenzione al corpo e alla presentazione sociale, per questo, lungi dall’essere una richiesta “superficiale”, rappresenta un importante tentativo di ricomposizione sensoriale e psicofisica. 

 
 

Linguaggio delle immagini 
L’uso della parola per comunicare è una acquisizione evolutiva umana relativamente recente che non ha ancora raggiunto la potenza del linguaggio estetico nell’estrarre l’essenziale dalla realtà. Il tentativo di ricomposizione a cui mira l’aspirazione alla bellezza si rivolge, infatti, a bisogni, desideri o a ferite originarie che non possono essere guarite attraverso la parola e il pensiero razionale. 

La bellezza parla la lingua delle immagini perché, a differenza delle parole, forme e colori esprimono in modo più profondo e polisemantico valori, convinzioni e sfumature emozionali. L’estetica, infatti, non può essere concepita in termini razionali perché le sue radici risiedono nella parte più arcaica del cervello dove l’energia caotica, primordiale e vitale, entra in una relazione percettiva primaria con il mondo. 

 

Campo individuale 
Il modo in cui ci vediamo allo specchio, ma anche il modo in cui ci vedono gli altri, non è mai neutrale, ma rappresenta una ricostruzione personale che tendiamo ad attribuire a un’oggettività impossibile. L’estetica, in definitiva, è una traduzione di variazioni di luce e ombre in rappresentazioni affettive e ciò che la rende importante è il suo trovarsi in diretto contatto con il mondo emozionale. Questo permette all’esperienza estetica di esprimere esigenze individuali ma allo stesso tempo l’universale bisogno  di senso e di ricomposizione sensoriale. La conoscenza delle scelte estetiche di ogni persona rappresenta per questo la porta d’accesso al suo immaginario interno.

 

Campo sociale
Ogni esperienza estetica si trova in diretto contatto con il mondo “privato” dell’individuo ma allo stesso tempo si connette in modo imprescindibile al mondo delle sue relazioni. La presentazione sociale di ogni persona è infatti  una “rivelazione” che tende a soddisfare due bisogni umani complementari: il bisogno di appartenenza e quello di distinzione e individuazione. 

I comportamenti e le scelte estetiche sono infatti una modalità di comunicazione, il più delle volte inconsapevole, tendente a influenzare gli interlocutori allo scopo di stabilire e negoziare status, relazioni, e a suggerire risposte emozionali. Da questo punto di vista, l’estetica del corpo rappresenta sempre uno sforzo più o meno cosciente di acquisire maggiore abilità e presenza relazionale.

 

Intelligenza estetica
L’intelligenza estetica è l’armonia tra il campo energetico individuale e quello collettivo. Un’armonia che si realizza a livello interpsichico nella creazione di un campo comunicativo espressivo, risonante e condiviso. Mostrarsi esteticamente in modo intelligente presuppone infatti un livello di comunicazione capace di annodare in modo funzionale forma, contenuto e relazione. 

Ogni scelta o comportamento estetico ha, infatti, risultati efficaci e duraturi solo quando veicola valori, motivazioni e bisogni che legano il mondo interiore di chi comunica alla realtà esterna; allo stesso modo, disarmonie e incongruenze tra identità psicologica e presentazione sociale possono essere intese come traccia di conflitti interni.

 

Pelle 
Nella sua prima e fondamentale funzione di contenitore della vita psichica, la pelle non è superficie, ma proiezione in superficie dell’esperienza sensoriale ed emozionale dell’organismo intero; un involucro che protegge il corpo ma, anche e soprattutto, frontiera psichica di scambio tra il mondo esterno e l’individuo. 

La pelle come centro di un circuito neuropsicocutaneo gioca il ruolo di uno schermo o monitor dell’inconscio e rende visibili i conflitti e i disagi, ma anche le aspirazioni più intime e sentite dell’io. Per la psicologia estetica, infatti, il sintomo cutaneo è un trasferimento energetico “favorevole” con guadagno per gli organi necessari alla sopravvivenza. Un palcoscenico ideale dove la psiche individuale e collettiva può imprimersi ed esprimersi: non soltanto un tessuto biologico, dunque, ma anche e soprattutto un prodotto culturale e relazionale. 

 

Estetosfera
L’aspetto di ogni persona va giudicato oltre i dettagli perché rappresenta un campo di forze espressive che come le note musicali possono essere consonanti o dissonanti. Il confine di ogni persona è infatti uno spazio energetico- sensoriale dinamico, in espansione o in contrazione, in funzione delle attività e delle relazioni che vi si svolgono. 

Questo spazio, in psicologia estetica, è chiamato Estetosfera ed è diverso per ogni persona in termini sia qualitativi che quantitativi. Uno degli scopi della psicologia estetica è quello di aiutare le persone a diventarne consapevoli.

 

Domanda di bellezza
Ogni domanda di bellezza, dall’acquisto di un cosmetico alla richiesta di un intervento di chirurgia estetica, presuppone una fondamentale domanda di benessere psicologico e di maggiore interazione sociale. Questa consapevolezza può far la differenza tra il ricorrere all’estetica per amore di un gioco creativo di natura sociale o come ultimo rifugio nevrotico.

L’obiettivo di ogni professionista della bellezza è, allora, quello di aiutare le persone a presentare la loro identità sociale dando coerenza, espressività e consapevolezza a tutti gli elementi della personalità prendendo in considerazione gli obiettivi e le relazioni in atto: i problemi estetici, infatti, sorgono sempre nella rete di rapporti familiari e sociali e rappresentano la manifestazione di un processo evolutivo dell’individuo. 

Chi si occupa di estetica, per tutto questo, non lavora mai direttamente sulla bellezza ma su un processo mediato: il bisogno/desiderio di bellezza; non una richiesta oggettiva e matematica, ma un quesito soggettivo e carico di rappresentazioni emozionali.

MILANO 17/11/2017

Dr. GIUSEPPE POLIPO – Presidente AIPE

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